Photographer | Emilio Tini

Art Editor | Styling and Text | Icarius De Menezes

Attingendo da un caotico immaginario intellettuale artistico fatto di fiori, elementi decorativi barocchi, un’atmosfera rinascimentale, animali iconici come il serpente, la farfalla, la tigre e l’ape, Alessandro Michele ha creato dei nuovi punti di riferimento per il pubblico della moda. Da quando, nel 2015, ha preso il timone della Direzione Creativa di Gucci, grazie alla lungimiranza di Marco Bizzarri, CEO di Gucci e di François-Henri Pinault, azionista e amministratore delegato del colosso francese Kering, ha dovuto radere al suolo quello che c’era prima per dare una nuova anima e ribaltare la sorte dello storico marchio fiorentino.
Il trionfo di Alessandro Michele non è solo nel riconoscimento della sua genialità dalla stampa internazionale e l’applauso unanime da un pubblico famigerato per Gucci, ma soprattutto per i risultati che sta portando miracolosamente in tempi di crisi mondiale.
In termini economici il lavoro di Alessandro Michele è degno di nota. A fine 2016 le vendite raggiungono 4,4 miliardi di euro, in crescita del 13% rispetto al 2015, e soprattutto al termine di un anno di crescita continua e progressiva: +3% nel primo trimestre, +7% nel secondo, +17% nel terzo e +21% nel quarto, in un settore, quello della moda e del lusso, che cresce a tassi molto bassi.
Nel primo trimestre del 2017 le vendite ammontano a 1,4 miliardi di euro, registrando un +48%.
Oltre che l’onore e la gloria scaturiti dai fatturati, rimane soprattutto la splendida manifestazione contemporanea che Alessandro sta portando a un pubblico sempre più vasto, segnando così un periodo storico nella moda, cambiando l’allure di una generazione e portando all’arte la freschezza e l’interesse che da tempo mancavano. È dai tempi del punk di Vivienne Westwood che un marchio non aveva una risonanza in modo così evidente su una generazione.

Il suo percorso non è stato immediato. Dopo Tom Ford, Alessandra Facchinetti e Frida Giannini, si può dire che Alessandro Michele abbia conseguito un “master in Gucci”, immagazzinando con pazienza una profonda conoscenza del marchio e delle sue dinamiche.
Per quanto riguarda il periodo come braccio destro di Frida Giannini, il ruolo di Michele era un’esecuzione, più che una creazione. Doveva lavorare in base all’idea di qualcun altro, senza libertà creativa. Questa creatività esplode nell’attuale fenomeno Gucci.

L’intelligenza di Michele è il fatto di essere riuscito a esporre una sua privata identità intellettuale, connettendo un inconscio collettivo, azionando la memoria e ricollegando artisticamente il suo pubblico al presente: il contemporaneo intempestivo.

Il successo stratosferico di questo cambio di direzione è stato consolidato anche attraverso l’assegnazione del premio British Fashion Awards nel 2015 come vincitore dell’International Designer Award, accreditandolo per aver portato Gucci al secondo posto nelle classifiche mondiali del mercato globale del lusso, oltre che per aver coraggiosamente segnato un salto nell’estetica del marchio. Natalie Massenet, fondatrice di Net-a-Porter, lo ha definito “un uomo che ha a cuore il consumatore e lo celebra”.
L’anno seguente ha vinto nuovamente il premio, nella categoria International Accessories Designer.
Nel 2016 Michele riceve l’International Award dal CFDA, Council of Fashion Designers of America, il premio più ambito dai fashion designers, considerato l’Oscar della moda. Alla consegna del premio Anna Wintour ha commentato dicendo che “ci ha aiutato a sognare più liberamente”. Nello stesso anno vince anche il premio British GQ Designer of the Year.
È stato l’unico italiano inserito tra le 100 persone più influenti del pianeta secondo Time.
Tutto ciò gli è stato riconosciuto in soli due anni di direzione. Il suo è un talento geniale, è stato in grado di cogliere il momento giusto per comunicare il suo messaggio attraverso una voce potente come quella di Gucci, tramite cui può manifestare la sua intellettualità, provando che la cultura e l’arte possono portare benefici non solo all’anima del consumatore, ma anche in termini economici, arduo compito in questi tempi.

La riscoperta di luoghi impregnati di storia e di bellezza: la campagna pubblicitaria nella fontana di Trevi con animali selvatici, il riferimento ai pittori rinascimentali, le sfilate nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti e nell’Abbazia di Westminster, la donazione di due milioni per il restauro del Giardino di Boboli.
Così Alessandro Michele è riuscito a rispolverare lo splendore dimenticato, soprattutto dai giovani, della ricchissima cultura artistica che contraddistingue l’Italia. L’arte è tornata fresca, l’arte è tornata di moda e la moda finalmente celebra l’arte.

Ironia legata al buon senso, al buon gusto e ad un bagaglio culturale di storia dell’arte si traducono in un’infinità di prodotti, completi stampati, maxi strutture ricamate, bombers satinati, classiche tute da rapper, pellicce che sembrano arrivare dalla soffitta, overprints, sneakers con plateau arcobaleno, giochi inaspettati con il logo GUCCY proposto con umorismo con la “y” finale, camicie foulard delicate, gioielli d’ispirazione vintage, maxi occhiali, magnifiche stampe con disegni e dipinti, capi esageratamente arricchiti da vari passaggi di produzione artigianale, scarpe meravigliose con un’allure nostalgico che catapultano lo spettatore in un’era passata ma allo stesso tempo contemporanea. Non c’è una regola ma regna sovrana la libertà nelle creazioni di Alessandro Michele, un desiderio reale. I risultati finali sono innanzitutto degli abiti di estrema qualità, arrivando ai massimi livelli di costruzione di un capo Made in Italy, coniugando la complessa lavorazione al know-how sartoriale storico fiorentino.

Estremamente teatrali e lussuosi, anche per via della sua passione per il mondo dei costumi e della sua formazione presso l’Accademia di Costume e Moda di Roma, le creazioni di Alessandro Michele propongono non solo un abito ma un look completo, a cui vuole infondere un’anima, un carattere, un personaggio.

È stato il primo a far sfilare insieme l’uomo e la donna, creando anche una corrente genderless, fatta di visi delicati, androgini ed eclettici, imponendo un’estetica che elogia la diversità, influenzando anche il mercato dei modelli. Molti dei suoi capi possono essere portati sia dagli uomini che dalle donne, al di là del gender.
Michele si rifà ad una logica passata, secondo cui i maschi venivano vestiti come femmine finché non avessero raggiunto l’età dello sviluppo.

Alessandro Michele crede molto nella libertà d’espressione e per permettere al suo pubblico di esprimere la propria identità attraverso le sue creazioni, nei negozi sorgono degli angoli DIY (Do It Yourself), permettendo al cliente di intervenire sui capi, mettendoci il proprio timbro finale, in modo che ognuno di essi sia unico ed inimitabile.
Uno dei punti su cui Michele ha investito molto, al di là degli spazi di customizzazione, è una particolare forma di intrattenimento che rappresenta un valore del passato. Le sue vetrine sono in grado di far fermare le persone, di estrapolarle dalla fretta del quotidiano trasportandole per un istante nel mondo Gucci. Questo fenomeno è particolarmente evidente davanti al negozio in Via Montenapoleone, il più grande al mondo, che è diventato addirittura una nuova attrazione turistica in Italia.

Pur non conformandosi al mondo in cui viviamo adesso, ma facendo un salto temporale nel passato, Gucci riesce a cogliere l’essenza di questa epoca creando un life-style attuale, per alcuni fuori contesto, per molti altri pura genialità.
Con Gucci si guarda al passato in una maniera poeticamente artistica per capire il presente.
Alessandro Michele reinventa un’estetica che diventa una polifonia eclettica raccogliendo diversi elementi dalla memoria, producendo uno slittamento dei sensi e costruendo un nuovo significato sulla base del concetto di libertà, ecco la reinvenzione di Gucci.

“La contemporaneità è quella relazione col tempo che aderisce a esso attraverso una sfasatura”. (G. Agamben)

“Il détournement è il contrario della citazione” (G.Debord)

“Da questo punto di vista la sua visione può essere di inspirazione ancora oggi, non solo perche il suo discorso contiene un’affermazione politica del desiderio, ma perche ci consente di ricollocare i sentimenti sull anosytra mappa e di modificare dunque le carte di cui ci serviamo per perlsutrare il nostro mondo” (G. Bruno)

“Il contemporaneo è l’intempestivo” (R. Barthes)

Models
Dylan Fender | D Men
Laurie Harding | I Love Model Management
Maria Borges | Img Model Management
Djavan Mandoula | Why Not Model Management
Oskar Kindelan | Why Not Model Management

Make Up Artist
Anna Maria Negri | WM Management
Giorgia Faggi
Hair stylist | Gianluca Guaitoli | WM Management
Style Assistants | Dario Grillo Eleonora Ramondetti
Production | ICARIUS Emilio Tini Studio